Saturday, July 16, 2011

Un bianco dalla pelle nera.


Piccolo il letto che ti ha accolto, qualunque lo sarebbe stato.

Il viso, la tua espressione quasi a chiedere scusa per ciò che avrai sicuramente considerato “fastidio”, ma che tu avresti centuplicato se a giacere in quella modesta stanza non fossi stato tu.

Buon Cesare lascia che la gente che tu hai amato riservi per te il giusto tributo, accetta le carezze di padre Antonio nel sistemarti la veste che indossavi questa mattina quando senza disturbare, hai deciso di salutare i presenti.

Permetti ad ognuna delle persone che tu hai fatto crescere di regalarti ciò che hanno nel loro cuore e che mai prima di ora si sono sentite così “libere” di consegnarti.

Giorni fa dicesti di non avere tempo, troppe cose da sbrigare prima di un lungo viaggio, forse, tu sapevi che non avresti preso quegli aerei, sbaglio?

Io, ingenuo scribacchino, conserverò le lettere che mi spedivi all’alba, e spero mi perdonerai se oggi nel salutarti non ho saputo legarti le scarpe.

Cesare, padre, missionario, vescovo di Rumbek, ma prima di tutto Uomo.