Vorrei portarvi
un po’ in giro se mi permettete, lungo una strada sterrata instancabilmente
rossa, fatta di pozzanghere, di persone che la vivono percorrendola, la abitano
costruendo a pochi metri di distanza la loro modesta capanna nata dal fango e dalla paglia.
Una strada
di rumori e silenzi, una strada che se vuole, può far paura, far male.
È la strada
di qualunque e di questo posto.
Non è più bella delle altre, non possiede
qualcosa di più, è una strada senza nome, quasi sicuramente senza memoria.
Fatta di fiumi
che la attraversano, fatta di sguardi, di grida, di rottami abbandonati.
La stessa
strada che forse percorrerete più volte e ogni volta vi garantisco non sarà
uguale a quella precedente. Un solo particolare mutato potrà prendersi gioco di
voi facendovi credere di non averla mai fatta.
Mi raccomando,
non accelerate, andate adagio, non perdetevi nulla di ciò che vi regala, non un
colore, un odore, un riflesso, non cadiate nella mediocre presunzione di aver
già visto, che da altre parti è più affascinante, perché così non è.
Se volete
scendete, lasciate il motore acceso, scrollatevi la polvere di dosso, inumidite
le palpebre, inginocchiatevi e stendete la mano su quella terra rossa che vi
accoglie, stringetela nel vostro palmo, lasciatela cadere nella tasca dei vostri
pantaloni, e poi proseguite.
Giungete con tranquillità alla vostra meta dove
qualcuno sarà sicuramente felice della vostra venuta, rinfrescatevi,
sorseggiate qualcosa di fresco, camminate per qualche metro, e lasciate che la
terra torni a se stessa.
Buona notte, il vostro scribacchino.