Wednesday, August 10, 2011

San Lorenzo.



Immaginate due uomini, fratelli. Ora pensate a un bimbo, la cui testa pende, ciondola, senza che lui ne abbia libero arbitrio.

Disegnate un’estesa pianura, erba alta e bagnata, insidie … tante. I due fratelli si alternano il peso del bagaglio, il bimbo appunto. Tre, quattro chilometri ciascuno, marciano senza sosta, giungere alla strada è la loro meta.

Piove, ma non rallentano il passo, la febbre del bimbo non vuole sentir parlare di tregua. 

Ti raggiungono, osservi gli occhi assenti del “tenero bagaglio”, è tardi per le tre compresse, allora accendi il motore, chiedi gentilmente ai militari che ti fermano di lasciarti passare, mostrando il tesoro che trasporti in ostaggio di quella stronza chiamata Malaria. 
La corda tocca il suolo e tu procedi.

Ti fermi al primo posto che tutti da queste parti chiamano ospedale, sapendo perfettamente che le pareti umide e le flebo appese ai rami sono ben lungi dalla tua idea, ma questo è ciò passa il misero convento.

La sosta è breve, per i casi urgenti gli armadi sono sempre vuoti, già, perché dovete sapere che da queste parti le sole medicine che trovi sono cinque, e tutte “made in china”, ovviamente in cambio di una percentuale di petrolio che senza sosta estraggono, indifferenti al fatto che se un padre e uno zio vogliono salvare la misera vita del proprio bagaglio dovranno andare oltre, raggiungere un piccolo edificio fatto di latta.

16 dollari, un'iniezione per quel bimbo di cui non conosco il nome, non era il primo e non sarà l’ultimo.

La stella di stanotte è per te.

Lo scribacchino.